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Fisco, l’acconto Iva primo test sulla stretta penale anti evasione

Con la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» di ieri del decreto legge fiscale n. 124 del 26 ottobre 2019 collegato
alla manovra, la stretta sui reati tributari destinata ad entrare in vigore dal giorno
di pubblicazione in Gazzetta della legge di conversione del Dl potrebbe arrivare
il 24 dicembre prossimo anticipato di un giorno (feriale) la scadenza dei 60
giorni per la conversione in legge che cadrebbe proprio il giorno festivo di
Natale. Ma al di là del calendario, che Governo e Parlamento da domani
potranno nel corso dell’esame della Camera prima e del Senato poi cambiare e
riscrivere, se il decreto fiscale sarà approvato così il primo vero test per la stretta
sui reati tributari potrebbe mettere nel mirino subito i potenziali omessi
versamenti dell’acconto Iva in scadenza il 27 dicembre prossimo.
Tra le modifiche apportate al testo che entra in vigore da oggi spicca soprattutto
il taglio di 30 milioni al Fondo di garanzia per le Pmi rifinanziato con 670
milioni in luogo dei 700 milioni fino ad oggi indicati nelle bozze del Dl. Inoltre,
con un intervento del ministero degli Esteri salta dal testo finale la possibilità di
accesso alle imprese che operano per la difesa ai fondi assegnati alla
cooperazione allo sviluppo. Altri spunti di novità li offrono i numeri del decreto e
in particolare le coperture. Dei quasi 3,1 miliardi tra tagli e accantonamenti di
spesa previsti per puntellare la manovra, sono due terzi ai fini dell’indebitamento
netto Pa, attorno ai 2 miliardi, quelli utilizzati per garantire già nel 2019 le
risorse richieste dal decreto(a cominciare dallo spostamento al 2020 degli acconti
entro il 2 dicembre per i contribuenti soggetti agli Isa). Anche se le uscite
correnti dei dicasteri realmente colpite dalla scure calata con il Dl superano a
malapena 1,5 miliardi di euro. Circa 450 milioni sono infatti recuperati agendo
sulla spesa in conto capitale. Stando all’”allegato 7” del decreto fiscale, il
miliardo di accantonamenti rimanenti è inquadrato nel saldo netto da finanziare
(400 milioni sono necessari per il prestito ponte ad Alitalia). E, nel suo
complesso, l’operazione tagli ai ministeri conferma la sua sostanziale funzione di “garanzia” dell’intervento con cui il governo punta a utilizzare 3 miliardi di
maggiori entrate per far quadrare i conti 2020 e, in generale, a stabilizzare il
sistema di coperture della manovra ancora in fase di gestazione al ministero
dell’Economia.
Dalle coperture emergono anche micro-tagli sempre per quest’anno: dall’utilizzo
di 130 milioni di sanzioni Antitrust, ai quasi 20 milioni di riduzioni di spese di
funzionamento dell’Agenzia per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture
stradali, fino a una mini-stretta di 30 milioni del contributo destinato all’Onu.
Dalla lettura dei 60 articoli del decreto fiscale emerge come una parte consistente
delle misure adottate dal Governo sia in realtà a impatto differito. Il caso
(dichiarato) più lampante è il pacchetto di interventi per limitare l’uso del
contante e favorire i pagamenti tracciabili con il credito d’imposta per gli
esercenti fino a 400mila euro di volume d’affari e le sanzioni sul Pos “negato”:
tutte misure in vigore da luglio 2020. A cancellare di fatto il requisito della
necessità ed urgenza per almeno il 50% delle norme sono i circa 30
provvedimenti attuativi a cui viene demandato l’onere di rendere operative le
misure adottate. Tra queste la stretta su appalti e subappalti contestata dal mondo
delle imprese: l’obbligo di versamento delle ritenute decorrerà solo dal 1°
gennaio 2020 e per essere operativo avrà comunque bisogno di almeno due
interventi delle Entrate e la realizzazione di un sistema telematico per la
certificazione dei versamenti effettuati.
Sul reverse charge esteso alle coop di somministrazione lavoro l’attesa potrebbe
essere anche più lunga in quanto a pronunciarsi sul via libera dovrà essere la
Commissione europea.

Fonte:Il Sole 24 Ore

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